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Gianfranco Fini... Stampa
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venerdì, 10 marzo 2006
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Fini, il leader che studia da premier

 

E’ una delle tre punte del Polo, insieme a Casini e Berlusconi, ma Gianfranco Fini, leader di Alleanza Nazionale, sostiene di aspirare alla poltrona da premier per le prossime elezioni con serenità. Non teme di essere cannibalizzato dalla presenza mediatica del Cavaliere e sostiene che nella Casa delle Libertà  ci si prepara alle elezioni “con una logica di coalizione”, perché “l’avversario non è Berlusconi ma Prodi”.

Fini nasce a Bologna il 3 gennaio 1952 da Argenio (detto Sergio) e da Erminia Danila Marani. Il nonno paterno Alfredo era un comunista militante, mentre il nonno materno Antonio Marani, fascista, aveva partecipato alla marcia su Roma con Italo Balbo. Il padre Argenio è stato volontario della Repubblica sociale italiana. Un cugino di Argenio, Gianfranco Milani, morì a vent'anni, ucciso dai partigiani, nei giorni seguenti il 25 aprile 1945: in sua memoria il primogenito è stato battezzato Gianfranco.

Fini inizia i suoi studi al ginnasio per passare poi all'istituto magistrale, dove si diploma nel 1971. Nel 1969 si avvicina all'organizzazione studentesca del Movimento sociale italiano, la Giovane Italia. Con la famiglia si trasferisce da Bologna a Roma e si iscrive al corso di pedagogia della Facoltà di magistero alla Sapienza di Roma. Si iscrive anche alla sezione dell'Msi del suo quartiere e nel 1973 viene nominato responsabile della scuola del Fronte della gioventù di Roma dal futuro deputato Teodoro Buontempo.

Nel 1975 si laurea in Pedagogia con indirizzo psicologico e per un breve periodo insegna lettere in una scuola privata. Nell'agosto 1976 presta il servizio militare a Savona, poi al distretto militare di Roma e al ministero della Difesa. Non interrompe l'attività politica, anzi, in questo periodo diventa il "delfino" di Giorgio Almirante, segretario nazionale e leader dell'Msi dal 1969.

Nel 1983 Gianfranco Fini viene eletto per la prima volta deputato. Quattro anni diventa segretario dell'Msi, ma nel 1990 al Congresso di Rimini viene eletto al suo posto Pino Rauti. Solo un anno dopo riconquisterà il ruolo di segretario. Nel novembre del 1993 si presenta come candidato sindaco per la città Roma: lo sfidante è Francesco Rutelli. Fini è appoggiato da Berlusconi, non ancora entrato in politica. Rutelli vince al ballottaggio.

Nel 1994, alla vigilia dell'elezioni, Fini trasforma l'Msi in Alleanza Nazionale, di cui verrà eletto presidente al congresso di Fiuggi, all'inizio del 1995. Si allea con il nuovo partito fondato da Berlusconi, Forza Italia. Alle politiche del 1996 An si ripresenta con il Polo, ma perde. Alle europee del 1998 si allea con Mario Segni, ma non va oltre il 10 per cento. Alle regionali del 2000 An ottiene la presidenza del Lazio e dell’Abruzzo con, rispettivamente, Francesco Storace e Giovanni Pace.

Di nuovo con Berlusconi per le politiche del 2001, vinte dalla Casa delle Libertà, Fini ottiene il ruolo di vicepresidente del Consiglio. Nel 2003 compie uno storico viaggio in Israele durante il quale visista lo Yad Vashem, il museo dell'olocausto. Sul libro dei visitatori scriverà una frase in cui ammette gli orrori del fascismo e la tragedia dell'olocausto. Definirà il fascismo “il male assoluto del XX secolo”. Alessandra Mussolini, in disaccordo con le parole di Fini, abbandona il partito e fonda Alternativa Sociale.

Nel novembre del 2004, dopo il passaggio del precedente ministro Franco Frattini alla Commissione Europea al posto di Rocco Buttiglione, Fini viene nominato ministro degli Esteri.

Crea scandalo nel partito quando si mostra favorevole (tre Sì e un No) ai referendum sulla fecondazione assistita del giugno 2005. I ministri di An, detti ‘i colonnelli’, cominciano a discutere di un eventuale cambio di leadership, ma qualche mese dopo Fini e il suo partito itrovano l'unità.
Pur continuando a manifestare lealtà a Berlusconi, Fini, in vista delle prossime lezioni,  dichiara sempre più spavaldo che lui “gioca per fare il capocannoniere” e che “se An prende un voto in più di Forza Italia, a Palazzo Chigi non ci va Berlusconi, ma ci vado io”.

Ultimo Aggiornamento ( venerdì, 10 marzo 2006 )
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