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I ghiacci artici non riescono a riformarsi |
Scritto da Administrator | |
domenica, 19 marzo 2006 | |
Allarme ambiente: i ghiacci artici non riescono a riformarsi. La calotta polare artica si sta sciogliendo. E' allarme per la calotta polare artica, che per il secondo anno consecutivo non è riuscita a riformarsi al massimo della sua estensione invernale. Lo hanno rivelato gli scienziati del National snow and ice data center di Boulder, nel Colorado, mentre alcuni già predicono per l'estate in arrivo un minimo storico del pack. "Ci aspettiamo sempre di vedere in inverno la calotta artica riformarsi a livelli di estensione consueti - ha detto Mark Serreze, uno dei ricercatori di Boulder che tiene sotto osservazione la regione con l'ausilio dei satelliti - ma questo non sta accadendo". Lo stesso Serreze ha aggiunto che "a meno di condizioni di freddo atipiche per la primavera e l'estate in arrivo, si vedranno riduzioni della porzione di mare ghiacciata ai livelli del 2005". Questo è stato infatti il secondo anno consecutivo che il pack artico - il quale a differenza di quello antartico poggia esclusivamente sul mare - non è ritornato in inverno all'estensione consueta.La ritirata dei ghiacci registrata dagli scienziati del Nsidc lo scorso settembre è stata inoltre la più ampia da quando si è cominciato a tenere d'occhio lo stato dei ghiacci artici con i satelliti nel 1979 ed è probabilmente la maggiore degli ultimi cento anni, secondo quanto affermato anche da un team indipendente dell'Università dell'Illinois. L'equipe di Serreze teme ora che dalla settimana prossima, vale a dire da quando sulle regioni polari incomberanno sei mesi consecutivi di luce diurna, il riscaldamento aumenterà ulteriormente. Dubbi permangono sulle cause del fenomeno. Se da una parte alcuni ricercatori imputano la diminuzione della porzione di pack a una variazione nel complesso meccanismo di venti e correnti dell'area polare, altri sostengono che non si possa non tenere in considerazione anche l'effetto serra. E un rapporto della Nasa, pubblicato anch'esso ieri, premerebbe proprio sulla seconda ipotesi affermando che il riscaldamento del pianeta spingerebbe l'ozono prodotto dalle emissioni umane nell'emisfero settentrionale del pianeta ad accumularsi negli strati bassi dell'atmosfera proprio nella zona artica in inverno. Ristagnando sull'area, il gas contribuirebbe ad aumentare la temperatura sul Polo nord. |
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Ultimo Aggiornamento ( domenica, 19 marzo 2006 ) |
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