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mercoledì, 22 marzo 2006

NEL 2050 UN ITALIANO SU TRE SARA' OVER 65

 

Roma, 22 mar.- Nel 2050 gli italiani saranno quasi tre milioni in meno e uno su tre avrà più di 65 anni. A quella data, secondo le previsioni demograficheanziani_4.jpg pubblicate oggi dall'Istat, la popolazione italiana sarà composta per il 33,6 per cento da ultrasessantacinquenni, mentre gli attivi saranno poco più della metà del totale: i cittadini dai 15 ai 64 anni infatti anziani_1.jpgdiminuiranno dal 66,4 per cento nel 2005 fino a poco meno del 54 per cento nel 2005. Nonostante un aumento consistente della vita media, un flusso costante di immigrati e una lievissima ripresa della fecondità, la popolazione passerà da 58,6 milioni nel 2005 a 55,8 milioni nel 2050, dopo un picco di 59,2 milioni del 2014. Buone notizie sul fronte delle aspettative di vita: un uomo nel 2050 potrà avere una vita media 83,6 anni, contro i 77,4 del 2005, mentre per le donne la vita media si allungherà a 88,8 anni da 83,3.anziani_3.jpg Questo grazie all'adozione di stili di vita salutari e ai progressi medico-scientifici con terapie sempre più efficaci. anziani 1_1.jpgAddirittura il 7,8 per cento degli italiani avrà più di ottantacinque anni, dal 2,0 per cento del 2005. I giovani fino a 14 anni invece saranno il 12,7 per cento del totale dal 14,2 per cento del 2005: per 100 giovani ci saranno ben 264 anziani.Ma l'invecchiamento della popolazione comporterà una riduzione delle nascite pur in presenza di un aumento della fecondità, oltre che un aumento dei decessi. Un andamento che non sarà invertito dal costante ingresso di cittadini stranieri anziani_6.jpg(nelle previsioni, dell'ordine di 150mila unità all'anno per il periodo considerato), che andranno a coprire buchi generazionali sempre più grandi.anziani_5.jpg Per la fecondità si ipotizza un aumento da 1,3 figli per donna nel 2005 a 1,6 figli per donna nel 2050, nel quadro di un processo di convergenza della fecondità a quella media Ue. Il recupero si concentrerà prevalentemente nel Nord e nel Centro del Paese in forza di una posticipazione della maternità da parte delle donne nella fase matura della vita riproduttiva, ossia ben oltre i 30 anni e fino ai 40.

Ultimo Aggiornamento ( mercoledì, 22 marzo 2006 )
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