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Gay Pride a Torino...una conquista ? Stampa
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domenica, 18 giugno 2006
 18 giugno 2006
IL MINISTRO A VENDOLA: «IL PROBLEMA È RUINI, E IL GUAIO DEI PRODIANI È CHE ASCOLTANO TROPPO LA BINETTI»
Mercedes e Barbara, le zapatere frustano l’Unione

TORINO. «Eh sì, ci vorrebbe un direttorio delle zapatere per allargare i diritti in questo Paese», scherza Mercedes Bresso, solare, completo di seta blu e mocassini in tinta, senza calze. «C’hai ragione, Nichi, gay_pride_2_1.jpggiusto, il problema è Ruini», Barbara Pollastrini - completino a fiori sulle tonalità del verde, mocassini e ciondolo al collo integrati - concorda con Nichi Vendola, presidente della Puglia, che le ha appena comunicato: «Il guaio è che il presidente pugliese della conferenza episcopale mi ha detto “siamo ricattati dall’Opus dei”»...
Eccole, le due «zapatere» del centrosinistra in mezzo a tricche-ballacche-e-putipù, due vere paladine dei diritti anche in coraggiosa critica verso il resto-del-mondo, alias i maschi prudentissimi che capeggiano l’Unione. La Torino democratica è bella e sbalorditiva nel festeggiare partecipe il Gay Pride, un corteo lunghissimo, la gente del sabato pomeriggio ai lati, quasi nessuna intemperanza nemmeno estetica, un senso di (relativa) sobrietà, per quanto può esserlo un Gay Pride, almeno al confronto di certi più sbracati Pride romani. La ministra si unisce al corteo alle sette, in piazza Castello, ed è anche uno dei pochi momenti in cui qualcuno sfotte i «froci», uno striscione da un balcone recita «noi soma nen cupiu», i «cupiu» però ridono, sublimemente autoironici.
<br><br> gay_pride_1.jpgLa governatora, reduce dal Grinzane, si affretta a giungere quaranta minuti dopo in piazza Vittorio, «perché non potevo non esserci, quando ho visto che tanta parte della Torino istituzionale era assente», e il riferimento ovvio è alla posizione assunta dal sindaco Sergio Chiamparino, assente. «Mah, vedo che nel centrosinistra tanti leader sono ancora un po’ maschilisti, il ‘68 non gli ha insegnato molto», osserva garbatamente la presidente del Piemonte, un tempo definita «professorina delle medie» da Gianni Vattimo, che poi però la rivaluterà quando proprio Mercedes inventerà una legge regionale pilota sui diritti omo. «Non voglio polemizzare - dice la governatora zapatera - però certe sensibilità un po’ mancano nel centrosinistra, è un fatto pre-politico, di eccesso di realismo maschile, perché penso che poi sui diritti io, Chiamparino e Fassino saremmo d’accordo». Però loro non ci sono; lei sì.
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Ecco, se non ci fossero loro due, le «zapatere», i gay_pride.jpgDs uscirebbero da questa giornata parecchio meno vivi. Non c’è nessuno dei leader del partito, nessuno dei segretari della coalizione a parte Capezzone («ecco ecco, c’è Capocchione», dicono al suo passaggio), l’unico ministro maschio è di Rifondazione (Paolo Ferrero) ed è abbottonatissimo coi giornalisti, salvo poi scherzare nel backstage di piazza Vittorio su temi a lui cari («... eh sì, che bella sarebbe la poligamia...»), o far divertire le sue interlocutrici, «ho appena mandato un sms a Fioroni, gli ho scritto “Beppe, siamo tantissimi, manchi solo tu”»... Per il resto, i vertici del centrosinistra si meriterebbero l’appellativo che Senna diede a Prost, «o cauteloso». Titti De Simone veemente, «me la sono presa con Sircana, insopportabile, Barbara (la Pollastrini, ndr) non si meritava certo l’intimidazione che le hanno fatto ieri i prodiani, ha visto come hanno reagito la Magistrelli, la Soliani? Imbarazzante».
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Eppure Barbara non sembra intimidita, anzi. Sa di essere a casa, e che la storia (non esageriamo: la cronaca) la ricorderà nel caso in cui dovesse portare a casa, da ministra per le pari opportunità, una buona legge sui Pacs, e allora è conciliante nelle dichiarazioni pubbliche. «Sono qui per unire», «serve larga condivisione nelle riforme», «Prodi ha ragione, ieri gli ho spiegato che certo, ho parlato a titolo personale», dice ai cronisti. Ma sentirla criticare liberamente i prodiani chiacchierando con Ferrero e Vendola è utile: «Sono stata a una presentazione di un libro a Milano con mie amiche di antica data, la Toia, la Soliani... ad Albertina ho detto “Albertina, ma che ti salta in mente di attaccarmi sui Pacs?... ci conosciamo da anni. Il fatto è che quelli ascoltano troppo la Binetti»; o ancora: «Il problema è che sui diritti i leader del centrosinistra non si fanno proprio sentire, quelli che vanno in tv dovrebbero avere più coraggio». E Vendola: «È vero, Barbara, ha mai visto i dibattiti sui Pacs in tv? Non si parla mai dei problemi...». Sono le sette e venti, via Po Copacabana.gay_pride_3.jpg
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Un centinaio di metri più avanti si materializza Mercedes, che Sergio Lo Giudice, presidente dell’Arcigay, ha precedentemente definito «nostra santa patrona degli omo-lesbo». Lei accetta la definizione con una risata spiritosa su di sé. Elogia Zapatero, «è moderato sui conti ma progressista sui diritti, che male ci sarebbe a fare come lui? Barbara ha solo detto quel che sta nel programma dell’Unione». Poi, in un capannello sotto il palco, ragiona con Ferrero e la De Simone, che ha appena eletto «Torino capitale dei gay», e si concede giusto un poco poco di orgoglio: «Nelle questioni che toccano i diritti bisogna metterci anche il ventre, la pancia; io ce l’ho messa, altri nel centrosinistra no».
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Intorno si festeggia. Si evoca Marco Pannella, che s’è imboscato in un baretto col monumento-Pezzana. Wladimir Luxuria saluta con la manina come la papessa. Red Ronnie balla su uno dei 32 carri gay da tutta Italia; buffo che l’unico a mancare sia proprio Franco Grillini, s’è rotto il braccio cadendo dalle scale e mica ha la tempra delle due zapatere, lui.
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Ultimo Aggiornamento ( domenica, 18 giugno 2006 )
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