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LA STAGIONE 2010-2011 AL TEATRO ALLA SCALA MILANO Stampa
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lunedì, 01 novembre 2010
Il commento alla nuova stagione d'opera di Stéphane Lissner, Sovrintendente del Teatro alla Scala
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Il 2009-2010 era stato annunciato come l’anno “della svolta”, che ridefiniva la fisionomia artistica della Scala introducendo sguardi nuovi sul repertorio e nuovi repertori. I risultati che stiamo registrando lo confermano.
La Stagione 2010/2011 la definirei del consolidamento, in cui si afferma una stabilità artistica attraverso la presenza regolare degli interpreti più significativi del panorama lirico-sinfonico internazionale.

GRANDI VOCI. Dopo i direttori d’orchestra e i registi, che abbiamo visto aderire via via più numerosi al progetto avviato cinque anni fa, la stagione 2010-2011 si caratterizzerà per la presenza massiccia delle più importanti voci di oggi.

Malgrado il palcoscenico della Scala rappresenti sempre il sogno di tutti i cantanti, sono stati necessari cinque anni per creare un clima di fiducia, un lavoro quotidiano per garantire loro le migliori condizioni, per convincerli a calcare, di nuovo o per la prima volta, le scene della Scala, superando le loro resistenze, ansie e diffidenze nei confronti di un pubblico ritenuto troppo “esigente”. Ritengo quindi interessante scorrere quest’anno la stagione attraverso la lente delle compagnie di canto, tutte di grande peso sia per la presenza di nomi di spicco sulla scena internazionale, sia per la specificità della loro composizione a misura del repertorio.

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Partiamo dal cast imponente di Valchiria, nuova produzione che aprirà la Stagione, secondo capitolo della complessa Tetralogia appena avviata. Vi troviamo riunite le migliori voci wagneriane di oggi: due grandissime mezzosoprano, Waltraud Meier, Ekaterina Gubanova, il soprano Nina Stemme, il basso René Pape, John Tomlinson e il tenore Simon O’Neill alla sua prima volta alla Scala. Daniel Barenboim sul podio, regia sempre affidata a Guy Cassiers.
Ricordo che il progetto, iniziato in questi giorni con il Prologo, Das Rheingold, finirà nel 2013, bicentenario della nascita di Wagner, con l’esecuzione della Götterdämmerung e subito dopo di due cicli completi del Ring.

La seconda nuova produzione è il “manifesto verista” del dittico Cavalleria Rusticana e Pagliacci, in omaggio ai protagonisti di quel momento storico dell’Opera italiana, Mascagni e Leoncavallo. Anche qui ci sembra riunito uno dei migliori cast possibili per quello stile vocale, nel quale spiccano José Cura, Salvatore Licitra, Ambrogio Maestri, Luciana D’Intino, Marianne Cornetti. Sul podio Daniel Harding. La regia è affidata a Mario Martone.

IMPRONTA ITALIANA. Cavalleria e Pagliacci apre un lungo filone italiano che segna fortemente la Stagione 2010-2011. Due sono le opere pucciniane della stagione, Tosca e Turandot. E per questi titoli di così grande richiamo sono stati selezionati gli artisti oggi più rinomati per questo repertorio. In Tosca – coprodotta insieme a Metropolitan di New York e Staatsoper di Monaco ritroveremo, dopo il successo di Carmen, Jonas Kaufmann, in alternanza con Marco Berti, due grandi Tosche, Martina Serafin e Oxana Dyka, e un importante ritorno, dopo 12 anni: quello di Bryn Terfel, che si alternerà con un altro grande baritono del momento, Zeliko Lucic. Di grande interesse in Tosca è anche il debutto alla Scala del giovane direttore israeliano Omer Meir Wellber, che la critica italiana ha seguito con attenzione in due prove verdiane segnalandolo come rivelazione proprio nel repertorio italiano. Meir Wellber è il successore di Lorin Maazel alla direzione musicale dell’Opera di Valencia. Nella regia ritroviamo Luc Bondy, che ha affidato i costumi al premio Oscar Milena Canonero. Sotto la bacchetta di Valery Gergiev potremo ascoltare le due più importanti Turandot di questi anni, Maria Guleghina e Lise Lindstrom, affiancate dai Calaf di Marco Berti e Stuart Neill. Turandot è una nuova produzione della Scala e segna un altro debutto italiano significativo, quello del regista Giorgio Barberio Corsetti, anch’egli segnalato da un Premio Abbiati nel 2006.

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Sempre nel repertorio italiano, Attila -quarta nuova produzione, regia scene e costumi di Hugo de Ana -chiama grandi voci verdiane riconosciute, come quelle degli “habitués” scaligeri Leo Nucci, Ferruccio Furlanetto e Micaela Carosi; ma soprattutto il ritorno molto atteso di un tenore come Marcelo Alvarez, che debutta nel ruolo di Foresto. Podio italiano per repertorio italiano, con il direttore musicale della San Francisco Opera, Nicola Luisotti, al suo debutto scaligero. Dopo Mascagni, Leoncavallo, Puccini e Verdi, il belcanto: Rossini. A concludere la stagione torna dopo quasi vent’anni la Donna del lago -titolo coprodotto insieme a Covent Garden di Londra e Opéra di Parigi, regia di Lluis Pasqual -in cui il pubblico potrà riascoltare, dopo il Barbiere di questo autunno, un tenore d’eccellenza come Juan Diego Florez, assieme a Joyce Di Donato e Daniela Barcellona. Sul podio, un’altra apprezzata bacchetta italiana: Roberto Abbado.

E ancora Rossini, con L’Italiana in Algeri nel nostro allestimento storico di Ponnelle, è stato scelto dai giovani artisti dell’Accademia per il progetto annuale a loro dedicato sul palcoscenico grande della Scala. Dirige Antonello Allemandi, al suo debutto scaligero.

Il filone italiano della stagione si rafforza con il doveroso affondo alle origini del teatro musicale: Il ritorno di Ulisse in Patria -quinta nuova produzione della Scala -prosegue il ciclo della trilogia monteverdiana, iniziata con grande successo nel 2009 con L’Orfeo e destinata a concludersi nel 2014 con l’Incoronazione di Poppea. Anche qui nel cast due specialiste italiane del repertorio cosiddetto “antico”: Monica Bacelli e Sara Mingardo, recente Premio Abbiati della Critica Italiana proprio per la sua interpretazione in L’Orfeo. E prosegue anche il lavoro su Monteverdi di uno specialista italiano, Rinaldo Alessandrini, che del “divino Claudio” cura per Baerenreiter l’edizione critica. I tre allestimenti sono firmati da Robert Wilson.

Ma in questa stagione l’opera italiana non si esaurisce qui. Anzi, si proietta nel futuro con una nuova commissione della Scala a uno dei più apprezzati compositori giovani, Luca Francesconi. Sotto la bacchetta di Susanna Mälkki, direttore dell’Ensemble Intercontemporain, per la regia di Alex Ollè della Fura dels Baus, andrà in scena in prima assoluta la sesta nuova produzione: Quartett, opera in cui Francesconi metterà in musica uno dei testi più importanti del teatro contemporaneo, appunto Quartett di Heiner Müller, ispirato al celebre romanzo epistolare del settecento francese Les liaisons dangereuses di De Laclos. I due protagonisti saranno due giovani talenti già applauditi alla Scala: Christina Opolais (ammirata ne Il giocatore di Prokof’ev diretto da Barenboim) e Georg Nigl, già protagonista di grande successo ne L’Orfeo e prima ancora in Wozzeck, sotto la bacchetta di Daniele Gatti.

I REPERTORI STRANIERI. IL NOVECENTO. In una stagione fortemente italiana trovano naturalmente spazio anche gli altri grandi repertori europei con titoli popolari e importanti, a cominciare da quello francese con Roméo et Juliette di Gounod (regia di Bartlett Sher, produzione del Festival di Salisburgo). Per la coppia dei protagonisti abbiamo Nino Machaidze (ex allieva della nostra Accademia, che ha già maturato una carriera internazionale dopo il debutto a Salisburgo) e Vittorio Grigolo, insieme ad artisti di rilievo come Alexander Vinogradov e Franck Ferrari. Sul podio, il canadese Yannick Nezet-Seguin.

L’attenzione ai compositori del ‘900 ci porta a proseguire il nostro ciclo Britten con Death in Venice, opera che sempre evoca Visconti e qui segna il debutto scaligero di uno dei più grandi tenori lirici di oggi, Ian Bostridge, nel ruolo del protagonista, Gustav von Aschenbach. Questa produzione della English National Opera segna anche due altri importanti ingressi alla Scala: quello di Deborah Warner, una tra le più note registe teatrali di oggi, e del giovane Edward Gardner (direttore musicale dell’English National Opera) sul podio.

Costante è anche la presenza costante di un grande del ’900, Richard Strauss, protagonista delle nostre stagioni in un percorso pluriennale. Nel 2011 vedremo Der Rosenkavalier nell’allestimento dello scomparso Herbert Wernicke (coprodotta con il Teatro Real di Madrid). Sul podio, il nuovo direttore musicale dell’Opéra Bastille, lo svizzero tedesco Philippe Jordan. Svettano le voci protagoniste di Anne Schwanewilms e Joyce di Donato. Ma nel grande cast da non perdere è la partecipazione straordinaria di Marcelo Alvarez nel ruolo del Tenore italiano. Arricchiscono il percorso straussiano le esecuzioni di Arabella, agli inizi di settembre 2011, programmate nell’ambito dell’ospitalità alla Scala della Staatsoper di Vienna, che porterà nel ruolo della protagonista un’altra grande voce internazionale: Adrianne Pieczonka. Regia di Sven-Eric Bechtolf, sul podio Franz Welser-Möst, direttore musicale della Staatsoper. Nello stesso periodo, la Scala porterà Verdi all’Opera di Vienna con Simon Boccanegra, interpretato da Placido Domingo, e il Requiem con un quartetto di solisti d’eccezione: Violeta Urmana, Ekaterina Gubanova, Rolando Villazon e Kwangchul Youn. A concludere l’ideale alternanza di repertorio straniero e italiano, Mozart con la sua opera tedesca più popolare, Die Zauberflöte, nell’allestimento prodotto per La Monnaie di Bruxelles dal grande regista William Kentridge, che ha già riscosso enormi consensi in Europa. Nel cast spiccano il basso Günther Groissböck e i tenori Samir Pirgu e Steve Davislim nel ruolo di Tamino. Dirige il tedesco Roland Boer. Nella stagione concertistica, dopo il grande successo del Progetto Pollini e del ciclo Chopin-Schumann, anche quest’anno è stato programmato un ciclo, ma di spirito insolito: Lang Lang presenterà al pubblico un suo percorso nel tempo e fra gli stili, da solo e in diversi contesti, da camera e sinfonici (direttori Semyon Bychkov e John Axelrod), non esclusi una piccola lezione-concerto nel Foyer e un interessante excursus extracolto insieme al jazzista Herbie Hancock, pianista dell’ultimo Quintetto di Miles Davis.

A definire il 2010-2011 una stagione di grandi voci concorrono anche quest’anno i Recital di canto, dove si riuniscono i più raffinati interpreti del repertorio da camera: i soprano Anja Harteros, Diana Damrau e Aleksandra Kurzak, il mezzosoprano Angelika Kirchschlager, il tenore Juan Diego Florez, i baritoni Matthias Goerne e Thomas Hampson.

VENTI SPETTACOLI IN CARTELLONE. Dunque, con nove opere di autori italiani su quattordici – dieci su quindici contando lo scambio Scala-Wiener Staatsoper – la Stagione 2010-2011 ci sembra in equilibrio ideale per andare incontro alle aspettative del pubblico e per garantire un’adeguata apertura all’internazionalità, del repertorio e del pubblico stesso. E i sei titoli di Balletto innalzano a venti spettacoli l’offerta del Cartellone 2010-2011. La più alta degli ultimi vent’anni.

Ci sono grandi voci, a naturale complemento di quanto costruito fino ad oggi. Rimangono le esplorazioni sulla regia e sul teatro contemporaneo. Rimangono soprattutto i grandi direttori. E questo è perfettamente rispecchiato anche nella Stagione Sinfonica, dove troviamo riuniti Gustavo Dudamel, Daniel Barenboim, Valery Gergiev, Yuri Termirkanov, Nicola Luisotti e Daniele Gatti, questi impegnato nel tradizionale Concerto di Natale con un programma di cori, sinfonie e ballabili da opere verdiane. Tutte presenze che garantiscono forza, varietà di scuole e repertori, qualità e soprattutto continuità nel lavoro della nostra Orchestra, del nostro Coro, dei nostri artisti.

Direttore Editoriale

Debora D'Angiolillo

Ultimo Aggiornamento ( martedì, 02 novembre 2010 )
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