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Ricercatori di Goteborg: il modo in cui guidiamo è un comportamento innato Stampa
Contributo di Roberto Pica   
domenica, 04 gennaio 2015

Bambino_al_volante.jpgPrevedere ciò che il conducente di un'auto farà e avere a disposizione sistemi in grado di adeguarsi e soprattutto di proteggere da incidenti: un'idea che suona un po' come fantascienza, ma che è sempre più a un passo dal diventare realtà. I ricercatori della Chalmers University of Technology di Göteborg hanno contribuito con una nuova indagine che mette in luce qualcosa di inedito: il modo in cui guidiamo ci deriva da un comportamento innato, legato al momento in cui normalmente, con le mani, cerchiamo di raggiungere un obiettivo. La scoperta potrebbe portare proprio alla messa a punto di accessori di sicurezza che possano correggere movimenti pericolosi dello sterzo, prima che si verifichino.

"Con il modello che abbiamo sviluppato è possibile prevedere che cosa faranno le persone al volante, prima che lo facciano. E' infatti possibile dire fino a che punto il conducente girerà lo sterzo, non appena intraprende il movimento di girare il volante", assicura il ricercatore della Chalmers, Ola Benderius.

Con il suo team, l'esperto è partito dallo studio del modo in cui gli esseri umani muovono la mano da un punto A a un punto B, per raccogliere qualcosa: la velocità del movimento ha un rapporto diretto con la distanza - maggiore è la distanza, più veloce il movimento - ma l'effetto interessante è che il tempo per portare a termine il movimento è quindi lo stesso indipendentemente dalla distanza.

"Abbiamo subito pensato: è possibile che questo comportamento sia anche alla base di come si guida una macchina?". Con questa idea in mente, Ola Benderius e colleghi hanno esaminato oltre 1.000 ore di guida di auto e camion, per un totale di 1,3 milioni di 'sterzate'. Si è scoperto che per il 95% dei casi la teoria è applicabile anche alla guida: i movimento dello sterzo non sono lineari quando il conducente segue la strada, ma il guidatore gira il volante secondo lo stesso sistema rilevato per raggiungere gli oggetti.

Grazie a questa nuova scoperta, gli scienziati sono riusciti a sviluppare un modello matematico che, di fatto, potrebbe prevedere la risposta del conducente in situazioni diverse prima che si verifichino. Ola Benderius ritiene la scoperta avrà un impatto importante: "Potrebbe cambiare completamente il modo in cui consideriamo il controllo umano di veicoli, navi e imbarcazioni. Spero e credo che altri scienziati utilizzeranno i nostri risultati", dice lo studioso.

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